lunedì 11 aprile 2011

II - LA CHIESA DEL SALVATORE

II - STORIA




La Chiesa del Salvatore detta "Collegiata" possiede un significato storico e religioso molto più importante rispetto alle altre e numerose chiese di Monreale.
Monreale, sorge  nel secolo XII come piccolo centro ma è capitale di un grande Stato feudale governato dall'Arcivescovo, Signore spirituale e temporale.
Per volere del re normanno Guglielmo II, la città di Monreale, rappresenta il punto d'incontro tra civiltà latino-germanica, civiltà orientale-bizantina e civiltà arabo-islamica; la compenetrazione dei tre elementi, latino-occidentale, bizantino-orientale, arabo-islamico.
Dopo avere fondato il Duomo ed il Palazzo Reale, re Guglielmo fa costruire l'intero  Complesso Monumentale, come presidio fortificato a difesa del re e del territorio, come risoluzione della questione musulmana per convertire i saraceni alla religione cristiana e come centro di cultura religiosa, economica e politica. 
L'aspetto della vita religiosa, in un centro come Monreale dove il Duomo e l'Arcivescovo "erano la ragione dell'esistenza", è dunque il più rilevante. 
Il fenomeno delle Confraternite, associazioni e corporazioni volontarie di laici, riconosciute dal diritto canonico per promuovere la vita cristiana con attività di beneficienza è il tratto più interessante del fiorire della vita religiosa. Avevano un proprio abito, un loro gonfalone e, come titolo, un attributo di Dio, della Madonna o di un Santo;  a loro spese la chiesa, come sede sociale e sepoltura dei confrati. 
Ecco perchè nel '500 e nel '600, nel periodo di massimo sviluppo delle confraternite, "il filone più puro della religiosità popolare",  a Monreale sorgono molte chiese. 
L'esistenza più antica della confraternita, risale al '400: quella del Sacramento con sede nella chiesa di S. Maria degli Agonizzanti, quella di S. Vito, di S. Castrenze e quella del Salvatore col culto della Croce.
La Croce, dapprima come strumento "ripugnante inflitto ai peggiori malfattori", successivamente,  in relazione agli uomini che l'hanno prodotta, come strumento col quale Cristo compì,  con la sofferenza,  la salvezza del mondo, "benedetta e venerata, come legno del nostro riscatto".
Col passare degli anni, il culto della Croce entra nella liturgia e nella pratica religiosa. Nell'arte, vengono modellate diverse forme di croce; più avanti si carica di altri significati per esprimere un atteggiamento psicologico (di protezione), tramandatosi fino a noi.
Cominciano ad apparire varie raffigurazioni della scena della Crocefissione e l'iconografia diventa indice di creatività fra gli artisti.
L'opera rigeneratrice della Chiesa con la "Controriforma" intende stimolare la devozione dei fedeli ed il Crocifisso accentua il pathos dell'agonia, l' essenza della religione cristiana.
Da alcune testimonianze documentarie rileviamo che la Chiesa di San Salvatore era la "prima chiesa stazionale della quaresima". Situata fuori dall'abitato in quartiere Carrubella, nella chiesetta, sede della Confraternita,  si svolgeva una "vivace" attività dell'organizzazione in quanto la considerazione teologica del culto della Croce, non era circoscritto nella contemplazione della morte ma al "mistero della salvezza nella sua globalità".
Secondo la documentazione storica, il Card. Ausias de Spuig, Arcivescovo di Monreale dal 1458 al 1483, lascia una Croce col Crocifisso nella sacrestia del Duomo;



la tradizione, riportata dagli studiosi, dice che "il divoto simulacro fu donato al Duomo monrealese dallo stesso fondatore, Guglielmo II il normanno".
Il contrasto fra il clero secolare ed i monaci benedettini, accompagna tutta la storia religiosa di Monreale.
I preti secolari non sopportavano la superiorità dei benedettini e la loro ingerenza nel governo della Diocesi.
Il problema dei vari Arcivescovi, sarà proprio quello di eliminare questo dissidio.
La soluzione più incisiva risulta quella del Card. Alessandro Farnese, Arcivescovo di Monreale dal 1536 al 1573, il quale muove ogni sforzo affinchè nella Chiesa fosse attuata la riforma necessaria (Concilio di Trento e contro il protestantesimo). Occorreva approfondire la riflessione sul sacrificio di Cristo, coinvolgendo teologi e Vescovi  con precise disposizioni efficaci affinchè la riforma tridentina penetrasse e si diffondesse nella Diocesi di Monreale. La Confraternita del Salvatore è quella che più rispondeva agli ideali della riforma.
Dunque bisognava obbligatoriamente trovare una sede diversa e lontana dai dissidi, lasciando il Duomo ai benedettini ed offrendo un'altra sede al clero secolare: la Chiesa del Salvatore.



I confrati autorizzano l'istituzione di una "Collegiata" di canonici secolari fissandone le condizioni con atto notarile; i benedettini sembra diano il consenso capitolare per l'istituzione della Collegiata senza la conferma pontificia e quella esecutoria regia. Tuttavia dell'attività del Farnese, che non riuscì a portare a termine il suo progetto, esiste ben poca documentazione archivistica, egli però seppe indirizzare la vita religiosa verso il Salvatore Crocifisso determinando, nei secoli, l'orientamento della fede e della devozione del popolo: "Cristo è il Salvatore, al legno della Croce è appesa la salvezza del genere umano".
Quella Chiesa intanto diventa il centro del culto al Salvatore Crocifisso.
Una testimonianza documentaria degli inventari dei beni ci informa che nel 1575, la Chiesa possiede un Crocifisso.  Da dove sia venuta questa immagine e chi ne sia l'autore resterà un mistero.
"L'arte ha eccitato la fantasia popolare ed ha generato le leggende". *
Le leggende investono anche la materia di cui essa è formata.
Secondo alcuni, l'immagine è stata modellata con "mistura",  non è di legno ma fatta con materiale plastico e carta pesta su una struttura di assi di legno, tecnica usata nella metà del '500, da artisti plastificatori ( famiglia dei Matinati, Gagini, Pietro della Comunella, Girobino Pilli). Non si esclude neppure che il Card. Farnese abbia fatto arrivare quell'immagine dalla sua patria, il Lazio, dove la tecnica dei plastificatori era pure conosciuta.
I successori del Farnese sono Ludovico I e Ludovico II Torres. Quest'ultimo, distintosi per la celebrazione di numerosi sinodi e per la piena attuazione della riforma conciliare e promotore del culto del Crocifisso.
Per suo volere, il Duomo appariva come un tempio destinato al culto del Crocifisso con lo scopo di  attirare l'attenzione del popolo e guidarlo nella fede. In realtà, sia la presenza dei benedettini verso cui il Torres era molto ostile, che la grandiosità del Duomo, non si prestavano  a concretizzare il culto,  che invece ben si adattava alla sede dell'antica chiesa del Salvatore, ora anche munita di un Crocifisso.
Nel 1619, un gruppo di sacerdoti della Congregazione di San Filippo Neri, uno dei promotori più attivi della riforma cattolica, giunge a Monreale per insegnare la dottrina cristiana ai giovani e scelgono la Chiesa del Salvatore come sede operativa. Concordano le condizioni con i Rettori della Confraternita assicurando la devozione al Crocifisso.
"Clero e laici avrebbero collaborato in piena armonia e concordia, verso lo stesso obiettivo". 
Il Venero, nuovo Arcivescovo di Monreale, nell'anno 1626, sottoscrive dinanzi al notaio, la Bolla di fondazione o di rifondazione della Collegiata. "Non dunque l'eliminazione dei benedettini nè una ipotizzabile coesistenza pacifica sotto lo stesso tetto, cioè nel Duomo..." ma per Venero era una coesistenza parallela e distante, la soluzione all'eterna questione dei rapporti tra i benedettini e il clero secolare. Si ricollega al disegno del Farnese ma era necessario soprattutto eliminare alla radice l'inconveniente subìto dal clero quando era rimasto privo di sussistenza.
La nuova costituzione conferma la precedente e la amplia.
La prematura morte del Venero lascia molte imperfezioni nella sua nuova istituzione sotto il profilo giuridico e ciò creò nuovamente parecchi dissidi.
Bene fa intendere la controversia di quel periodo, un episodio (tratto dal libro del Prof. Giuseppe Schirò "Proteggerò questa città"-Monreale 1988) verificatosi nel maggio del 1633:" A causa della siccità che minacciava i raccolti, la popolazione chiedeva che l'immagine del Crocifisso della Collegiata fosse portata in processione per implorare la pioggia. Il Viola (Vicario Generale in sede vacante Vincenzo Viola) emana un editto che vieta quella processione. Il Pretore, il Sindaco, i giurati, i canonici firmano un ricorso contro quell'editto. Il Vicario generale non registra il ricorso, ma si affretta ad emettere un altro editto con cui ordina che la processione dovesse farsi col Crocifisso del Duomo, non con quello della Collegiata. Ma non considerava  -osservano i canonici- che due anni prima, in circostanze analoghe, la processione col Crocifisso del Duomo, promossa dai benedettini, non aveva prodotto effetto. L'anno dopo, verificatasi ancora la siccità, il Vicario generale che aveva disposto la processione della s. Spina, dalla Cattedrale, è costretto dalle rimostranze popolari a sostituire con la processione del Crocifisso". 
A dare serenità ai canonici, sarà  Cosimo Torres, successore di Ludovico II Torres che conferma le costituzioni del Venero. 

Dal punto di vista religioso, a Monreale nel '700 con l'Arcivescovo Francesco Testa, (abile nel promuovere gli studi e nell'incrementare l'economia del suo arcivescovado), si continua ad esercitare  un influsso profondo sul popolo. 
E sarà il Testa a consacrare solennemente la Chiesa della Collegiata, il 10 maggio 1754, dopo un lungo periodo di restauri, abbellimenti, ampliamenti all'interno di essa.
Dalla fine del '700 al 1860 un grande influsso lo esercitano i filippini (San Filippo Neri) nell'educazione religiosa dei giovani. La Collegiata si conferma come "capitale della fede e del culto" di tutta la popolazione di Monreale; i temi teologici che stavano alle origini, non erano passati invano.
La confisca dei beni ecclesiastici avvenuta nel 1866 suscita parecchi malcontenti nell'opinione pubblica.
I canonici della Collegiata credevano che l'istituzione fosse destinata ad esaurirsi ma in realtà, la sua sorte si rivela particolare e diversa dalle altre istituzioni di Monreale. Dopo un lungo periodo, nella sostanza, la sentenza confermava la soppressione dell'Ente Collegiata ma non quella dell' Ente Confraternita. Da allora iniziano infatti lunghe trattative.
I canonici non interrompono il culto e, venendo meno la parte finanziaria, essi si rivolgono al popolo che partecipano fervidamente alle manifestazioni di fede e di doni vari.
All'inizio del secolo, dopo un periodo di "irrigidimenti" tra Chiesa e Stato in Italia, i rapporti si fanno più distesi.
Grande contributo sin dal 1912 arriva dal nuovo eletto e tra i pochi rimasti, il canonico Antonino Minà.
Suo obiettivo era quello di ridare dignità alla Chiesa, risanando il suo interno, liberare l'esterno da vecchie catapecchie addossati all'edificio e, soprattutto, ridare splendore al culto del Crocifisso. La sua attività cessa nel 1960 e gli subentra come Rettore della collegiata Giuseppe Schirò.
Egli recepisce lo sforzo di dare valore al culto del Crocifisso e si prefigge di operare allo stesso modo.
Ma nel 1962 inizia a prodigarsi per elevare la Chiesa, centro spirituale della città,  in parrocchia. Negli anni passati, le infinite peripezie subìte, hanno reso meno forte il richiamo spirituale della fede cristiana, il mistero doloroso della Redenzione operata dal Crocifisso: era necessaria una "istituzione valida" che si configurava proprio con l'istituzione della parrocchia. Il 10 marzo 1963 l'Arcivescovo Mons. Corrado Mingo ne firma il decreto.  




e.g./r.m.