giovedì 21 aprile 2011

XII - L'AMMINISTRAZIONE MUNICIPALE E LA FESTA DEL SS. CROCIFISSO - Memorie dalle carte dell' Archivio storico di Monreale a cura di Stefano Intravaia

L'AMMINISTRAZIONE MUNICIPALE E LA FESTA DEL SS. CROCIFISSO - Memorie dalle carte dell' Archivio storico di Monreale a cura di Stefano Intravaia


Premessa Storica

La tradizione storiografica di Monreale ci porta alla conoscenza di una devozione popolare che si celebra nei primi tre giorni di maggio, dove da diverse località i fedeli vengono a venerare il miracoloso simulacro del SS. Crocifisso per implorare "grazie" o ringraziare ..."u Signuruzzu".
La presenza del SS. Crocifisso a Monreale alimenta una tradizione che poggia sul sentimento religioso, una fede viva, che assume anche aspetti esteriori di esultanza popolare.
Il luogo deputato alla festa del SS Crocifisso detta anche del "tre maggio" è certamente la chiesa a lui dedicata, ma è anche lo spazio aperto quindi, la strada, dove si incontrano l'esperienza religiosa e quella popolare, condizione dove il popolo monrealese partecipa a quella comunione ricca di valori religiosi, sociali e culturali.
La festa del SS. Crocifisso è, come altre manifestazioni religiose dell'Isola, un evento comunitario che impegna il popolo, il clero e l'amministrazione comunale.
Sin dal 122643 il Municipio di Monreale concorre per la prima volta alla festa del tre maggio, impegnandosi con atto deliberativo, in modo obbligatorio e perpetuo, alle spese occorrenti la celebrazione . Occorre precisare che nell'anno precedente, 1642, il sommo Pontefice Urbano VIII con il suo Decreto "Universa per orbem" dispose che" in ogni città una sola festa di doppio precetto doveva restare in vigore ed in onore del primo e principale Patrono, e abolite tutte le altre dei santi Patroni secondarii".
L'Ill.mo Signor Don Girolamo de Aguillar, di origine spagnola, intervenne alla firma dell'atto in qualità di Governatore e Amministratore Generale della Città e Stato di Monreale insieme al pretore, Antonino Giandilivigni e i giurat: notar Tommaso Catalano, Pietro Lo Porto e Francesco Busacca, con atto scritto in Palermo presso la casa del Governatore. L'atto d'obbligo stipulato, prescriveva di erogare e spendere dalle entrate economiche della Città onze 25 per i festeggiamenti. Sempre nel 1643, l'Amministrazione comunale indice una gara pubblica per adornare la vara del SS. Crocifisso. La gara fu vinta dal palermitano, mastro Vincenzo Mascuzzo, per la somma di onze 30. Alla vara, costruita per accordo scritto dal Municipio, venne applicato lo stemma della città di Monreale.
La festa del tre maggio nasce a Monreale per volontà dell'arcivescovo monsignor Girolamo Venero, attraverso una elezione tra il Signore Spirituale e Temporale della Città, il popolo monrealese avente diritto al voto, e le Autorità civili. Il prelato istituisce la festa in onore del SS. Crocifisso per sua volontà e di tutto il popolo.
Nel 1645 l'Amministrazione comunale si impegnava ad iscrivere nel bilancio comunale un contributo di onze 25 annue per la festa del SS. Crocifisso, così come fece per le altre manifestazioni religiose, ad esempio la festa di San Castrenze, la Madonna del Popolo ed il Corpus Domini.
Quindi, la Collegiata diventava di interesse pubblico, tanto che il Governatore, il Pretore e i Giurati della Città, considerando l'infinito numero di grazie che il popolo riceveva dal miracoloso Crocifisso, insieme all'arcivescovo Giovanni Torresiglia, ratificarono la delibera aumentando il contributo di onze 30. Ed è proprio il giorno della festa del 3 Maggio in particolare, che impegna con sentimenti religiosi e di comunione, il popolo, la Chiesa, le autorità civili e militari. Si nota infatti che durante la processione, dietro il simulacro, seguivano il vescovo, in rappresentanza della Chiesa, il sindaco che rappresentava il sentimento di tutta la cittadinanza e l'autorità militare.
Nell'anno 1645, l'Amministrazione comunale, formata dal Pretore e Giurati, emanava un bando pubblico riguardante l'igiene e la sanità per i tre giorni della festa: "Li nobili officiali di dicta chiatati, ordinanu che non sia niuna pirsuna, yectari mundicza nè lordura alcuna in nuxuna parti davanti la "potegha". Chi trasgrediva tale bando, veniva multato duramente, mentre per i poteghari la pena era di perdere l'autorizzazione alla vendita.

Parte I

Monreale 1860-1871: il ritorno alla fiera di maggio di S. Castrenze

Un dato di grande interesse per la storia cittadina emerge dai documenti d'archivio relativi al periodo dell'Unità d'italia. dalle carte prodotte dall'Amministarzione cittadina nel periodo 1860-1871 si evince l'assenza dei festeggiamenti del SS. Crocifisso.
Dai registri delle Delibere del Consiglio Comunale di Monreale di quegli anni si nota un ritorno alla fiera di maggio in onore di San Castrenze, patrono di Monreale, in sostituzione della festa del SS. Crocifisso. Questa fiera, istituita nel 1508, si teneva dal 9 al 13 maggio a sostegno degli intensi scambi commerciali che in quei giorni commercianti, venditori ambulanti, paesani e forestieri intrattenevano in paese.
Da un documento dell'aprile 1864, dopo anni di silenzio amministrativo su tutte le festività religiose, si può leggere che è stata appositamente creata una commissione di "pompa e decoro" per organizzare "la festività del Patrono San Castrenze, (...), la prima festività che si celebrava nella nostra Città, e come tale è meritevole di essere solennizzata con quella pompa e maggiore lustro possibile". la ricorrenza deve esser organizzata in grande stile e con gran dispendio di denaro. la festa organizzata dal Municipio deve essere specchio del neo nato governo, del neo regno e della nuova borghesia cittadina. la stessa amministrazione avverte che la spesa già stanziata in bilancio è troppo esigua, specie per realizzare i progetti presentati dall'apposita commissione comunale.
Ancora, come se fosse necessario rimarcarne la preminenza, in una delibera del 1869 è scritto che "La festività di S. Castrenze primo e principale Patrono di questa Città, (...), fu desiderio comune di questa Amministrazione che la stessa si fosse celebrata con maggiore splendidezza del passato. La festa del santo Patrono avvenuta nel giorno nove maggio corrente venne celebrata  con maggiore splendidezza del consueto poichè oltre la festa della chiesa e della processioen, intervenne una banda musicale, fu illuminato l'esteriore del Duomo e la pubblica piazza, e fu eseguito lo sparo di un artifizio di fuoco brillante, cosa delle quali questa popolazione ne restò lieta, e soddisfatta.
Dopo quest'ultima testimonianza non vengono più approvate delibere circa i festeggiamenti da farsi in paese e scompare ogni traccia di spese o quant'altro dalle decisioni delle varie amministrazioni municipali che negli anni si susseguono.
Nel 1872, ritorna a far capolino fra le decisioni del Comune anche il capitolo di spesa per le feste religiose del paese: si decide infatti di dare un contributo alla Deputazione per i festeggiamenti del SS. Crocifisso, dietro autorizzazione della Regia Questura di Palermo. Si possono trarre alcuni ragionamenti da questa semplice proposizione:
1) la festa per onorare il Cristo Crocifisso era sempre viva e presnte nella vita del paese normanno, nonostante l'evidente silenzio delle carte amministrative comunali;
2) qualcosa evidentemente ha fatto sterzare l'attenzione delle autorità civili dal Santo Vescovo Castrenze al SS. Crocifisso della Chiesa Collegiata cittadina. Il dato più mero ed apparente ci mostra solo un cambiamento di sindaci: nel 1864 Girolamo Mirto era sindaco, nel 1869 Di Giovanni era facente funzione, nel 1872 c'è il terzo anno consecutivo da primo cittadino del notaio Antonino Leto Saputo. Tutti costoro erano esponenti del partito governativo e di quella che è passata alla storia come "Destra storica". Si trattava nella magioranza dei casi di uomini che avevano avuto ruoli di rango nella lotta risorgimentale.
3) se la regia Questura da l'autorizzazione al Comune per contribuire alla festa, con tutta probabilità quest'uultima era sentita come un problema di ordine pubblico e sicurezza interna dato che i fomentatori e le spie reazionarie erano sempre in agguato e pronte a sfruttare le concentrazioni dio folla. D'altronde a Palermo e Monreale, sia durante i fatti del '62 e del '66, si è avuta prova della pericolosità delle congiure reazionarie;
4) infine, ultima riflessione, esisteva un comitato priovato per l'organizzazione e la gestione dei flussi di denaro che arrivavano per i festeggiamenti del SS. Crocifisso.
Le parole hanno il loro peso specifico e la questione del Santo Patrono cittadino si sostanzia nel momento in cui il Consiglio municipale sostiene che il Crocifisso è il Patrono della Città e che "il Comune come ogni anno ha contribuito alla spesa della festa in parola, in carico dei deputati". Si ritiene infatti che la spesa è notevole e che occorre dare sostegno economico alla Deputazione per i festeggiamenti. Si ammette così, di fatto, la indispensabile compartecipazione istituzionale "alla festa del Patrono della Città". Mentre gli attuali festeggiamenti si svolgono dall'uno al tre maggio, non così accadde nel 1879. Da un documento sappiamop che la festa si svolgeva nel periodo che invece andava dal due al quattro di maggio. Negli anni successivi si ritorna alla normalità: la festa si svolge nei giorni canonici e il SS. Crocifisso è nuovamente dichiarato Patrono cittadino, scalzando di fatto da questo ruolo S. Castrenze.
Solo analizzando le carte d'archivio nel loro insieme si colgono tutte quelle sfumature che denotano dei cambiamenti, intercorsi anche nello spazio di un solo anno, ma davvero significative nella sostanza anche dopo un secolo abbondante di storia passata. Infatti accadde che, durante il sesto anno consecutivo da sindaco del principe Pietro Mirto Seggio, nei soliti giorni di maggio, il SS. Crocifisso retroceda al rango di "Compatrono" di Monreale.
IL 1883 è un anno politicamente instabile per l'Amministarzione, che si ritrova nel giro di dodici mesi due Sindaci "temporanei": prima Salvatore Magno, nella qualità di Assessore anziano, per essere poi sostituito dal principe Pietro Mirto Seggio. dal registro delle deliberazioni di quell'anno risulta che "il Santo Crocifisso è il Compatrono della Città" e che il Comune "partecipa come è sempre stato praticato". Questa affermazione in realtà è quanto meno azzardata dato che almeno per i primi dieci annio dall'Unità italiana (1860-1870) il Comune non stanzia un soldo per il "Santo Crocifisso" ma solo per solennizzare maggiormente la festa del Patrono cittadino S. Castrenze (come si legge nei documenti d'epoca). Comunque sia, si concede un generoso contributo di £ 700 da versare direttamente al "Deputato dei festeggiamenti", lasciando ad ognuno l'interpretazione e i risvolti di una tale pratica. Gli anni successivi non vedono una grande presenza dell'amministarzione comunale all'interno dei festeggiamenti della festa del "tre maggio", almeno per quel che risulta dalle carte d'archivio, solo si può annotare ancora l'uso del termine "Compatrono" e l'aumento del contributo pubblico che ammonta fino a £ 1.000.
Il 1892 segna un grande evento per la Sicilia, infatti si svolge a Palermo l'Esposizione Nazionale. Nello stesso anno si inaugura nella cittadina normanna una grande opera pubblica, segno del progresso che avanza, che pone fine alla vecchia strada panoramica d'impianto cinqucentesco e al contempo comincia il regolare servizio della funicolare che raggiunge il centro del paese. Nell'aprile il consigliere Leto Di Giovanni, durante la seconda elezione a sindaco di Andrea Di Bella, propone al Consiglio cittadino che sarebbe idoneo e giusto creare una commissione comunale ad hoc per raggruppare i festeggiamenti per l'inaugurazione delle nuove opere pubbliche e quelli relativi al SS. Crocifisso. Secondo le intenzioni del Di Giovanni la Commissione potrà "eseguire e fare eseguire, sopraintendere e dirigere i festeggiamenti e nominare dei sotto comitati, richiedere al Consiglio somme da spendere per altri festeggiamenti e destinare i fondi da cui prelevarsi il bilancio 1892". Altri consiglieri intervengono durante la seduta e propongono varie somme per finanziare la festa del SS. crocifisso, questa volta organizzata dall'Amministarzione in prima persona. L'ammontare del contributo passa dalle iniziali £ 1.000 a £ 3.500 per poi ammontare a £ 5.328. Questa grande spesa è giustificata dalla devozione del popolo monrealese al suo "Compatrono" e dall'organizzazione di eventi turistici complementari finalizzati ad attrarre i turisti italiani e stranieri in virtù della chiusura dell'Esposizione Nazionale di Plaermo giusto nei giorni della festa cittadina. "Il tutto a vantaggio dell'economia e del benessere degli amministrati".
Si vuole ricordare che la caratteristica dei tre giorni della festa era il frastuono e il chiasso. "Erano gli amministratori della città di Monreale a fare venire dai paesi circostanti, le varie compagnie, con strumenti musicali, trombe, tamburi, artifizii di fuoco, di sparare mascoli".
Il Municipio inoltre, si impegnava, dietro lauta ricompensa, ad incaricare un banditore che per mezzo di un tamburo, annunziava l'inizio della "Festa ri nostru Signuri" per le piazze della Città, nei quartieri e nelle contrade, fino a Palermo. Un "mastru di la mondicza, divotu a lu Crucifissu" doveva tenere pulita la Piazza del Duomo e la via principale della Città, detta "via Ranni" o "varanni", fatta costruire nel 1509 dal Pretore e dai Giurati della Città dando incarico a mastro Pietro Oddo. Questa strada interna, modula la sua estnsione sul sagrato del Duomo.
L'anno di cui abbiamo un'ampia documentazione presso l'archivio comunale dove vengono descritti i primi tre giorni della festa è del 1 maggio 1877.


Bando pubblico della festa del SS. Crocifisso anno 1877 -
Fonte ARCHIVIO STORICO COMUNALE

Come emerge dai documenti di Archivio, nei giorni 2 e 4 maggio, (nei primi del '900 i giorni predestinati alle corse erano il 1 e 2 maggio), nel paese si svolgevano le cosìdette Corse dei Barberi. Il termine è una chiara storpiatura di "berberi" razza di cavalli provenienti dalla Barberia o dal Marocco. Il palio dei barberi veniva svolto a Monreale a partire dal 1508 in occasione della fiera in onore del Santo Patrono, Castrense.
Il palio prendeva avvio nelle prime ore del pomeriggio. L'ora prevista per le gare erano le ore 17,00 (le ore 17,00 erano computate con le ore 14,00).
La corsa dei barberi si svolgeva nella parte alta della città. I cavalli dapprima senza fantini, partivano dai cosidetti "pilastri" (Porta Verghe), per arrivare al "Cannolicchio" zona periferica del paese nei pressi del Cimitero comunale. Risulta dai documenti d'archivio, che in questo luogo avvenne un tragico incidente: un cavallo aveva investito mortalmente un ambulante che vendeva "calia e simenza".
Infatti, dopo la seconda guerra mondiale, il palio prevedeva la presenza in gara dei fantini a cavallo. la partenza avveniva dall'Ospedale santa Caterina, percorreva tutta la via Pietro Novelli per poi arrivare a Porta Verghe, con un allungo verso la via Nazionale.
Era la Banda Municipale ad aprire l'evento della gara, il suo percorso iniziava dalle così dette "case di lignu", procedendo verso la via del "Canale" fino all'Ospedale Civico di Monreale. Lì vi era un palco in legno, costruito apposta per l'occasione, dove tutta l'Amministrazione comunale, i giudici di gara e il Capitano dei Militi, salutavano le scuderie provenienti da Monreale, Palermo, Misilmeri, Villabate e Parco. Ogni cavallo era contraddistinto da un segno, a seconda della provenienza. Quelli provenienti da Monreale, con pennacchio bianco e rosso, quelli da Palermo, con una cordella bianca al collo; quelli da Misilmeri, con una stella in fronte e nastri bianchi di dietr; quelli del Parco, con un nastro blu. In tutto i cavalli che partecipavano alle gare erano 27, le batterie erano 9, ad ogni corsa partecipavano 3 cavalli. Gli amministratori salutavano tutte le scuderie e gli accompagnatori, ed era il Sindaco della Città a dare il via alla corsa con grande incitamento del pubblico, rigorosamente protetto da steccati di legno di mt. 1,30, collocati dal Comitato dei festeggiamenti, che aveva anche l'incarico di coordinare l'ordine pubblico avvalendosi della collaborazione di 40 militi provenienti da Palermo.
                                                              
Corsa dei cavalli, partenza dall' Ospedale Santa Caterina, Monreale, 1972-
FONTE ARCHIVIO STORICO COMUNALE 

Di solito il palio veniva vinto da cavalli paesani e proprio in questo periodo, 1877 non poteva essere diversamente visto che il sindaco di Monreale, Pietro Mirto Seggio, deteneva il monopolio su tutto e tutti, decidendo anche l'andamento dei festeggiamenti. Indicativo come egli non "doveva rendere conto a nessuno" sulla sua condotta terrestre, l'unica autorità a cui doveva sottomettersi era il SS. Crocifisso di Monreale, a cui ogni anno, per devozione, rendeva omaggio con fiori proprio quando il simulacro sostava sotto il Palazzo Municipale. Lo stesso Mirto Seggio costrinse il neo sindaco Girolamo Magno, a convincere il cav. A. Scordato, allora Sindaco di Bagheria, a spostare la festa del Patrono San Giuseppe, che si svolgeva nei primi tre giorni di maggio, nei giorni 7-8-9-maggio. Le ragioni di tale "convincimento" risiedevano nel fatto che in tutto il territorio attorno a Monreale, doveva primeggiare la festa del SS. Crocifisso, con la promessa che negli anni venturi "si ritornasse come prima".
"I devoti monrealesi, furono contenti che la festa a Monreale e la processione avesse supremazia sugli altri paesi confinanti, in cambio, il sindaco Mirto Seggio, impose di "sostenere nelle elezioni politiche, l'onorevole Inghilleri" candidato alle Politiche nazionali del 1889 e di non fare "orecchie da mercante".


Parte II
Particolari della festa del '900

Nell'anno 1930, il SS.Crocifisso venne dichiarato Compatrono di Monreale e spesso anche proclamato "secondo Patrono" della cittadina. A Monreale, con il patronato del Comune, per la festa del SS. Crocifisso, la città doveva cambiare, essere diversa dal solito, dovevano primeggiare "botti" e luminarie, così come prescriveva l'antico e tradizionale protocollo. Dal programma deliberato dalla Giunta Municipale del 1932, si rileva che nei giorni 1-2-3- maggio vi saranno "accensione di fuochi artificiali, illuminazione straordinaria elettrica e lancio di palloni umoristici". Saranno vietati invece, così come disposto dalla R. Questura di Palermo, lo sparo di colpi oscuri, bombe carta, bombe a muro e mortaretti. Si vietò, inoltre, lo svolgimento delle corse dei cavalli all'interno dell'abitato, spostandole nelle zone periferiche del paese e si dispose che ai lati delle relative piste si collocassero solidi steccati per garantire l'incolumità ai cittadini. Infine, i cavalli dovevano essere montati da fantini maggiorenni ed esperti nel maneggio. Le spese sostenute dall'Amministrazione comunale in quell'anno per i fuochi d'artificio, i mortaretti, le concessioni governative, le corse dei cavalli, i tamburi, la musica e il cant, l'illuminazione, la cera, i fiori, le figure, la ghiaia, i rinfreschi, l'indennità ai militari e il loro alloggio ammontarono a Lire 23.013,80. Le entrate del Municipio, relative alle tasse che i commercianti pagavano in occasione della festa, il denaro raccolto nelle campagne, il contributo dato dal sindacato dei pastori, l'aumento del pesce, della carne, del pane e il contributo proveniente dai devoti di Palermo e dall'America, ed il ricavato dall'aumento del biglietto tranviario, furono di L. 23.211,30. Il Municipio invece, concorre all'erogazione in favore del Comitato delle feste con L. 3.000.
In precedenza il 14 giugno del 1927 il Prefetto di Palermo Mori, inviò un disciplinare al Municipio di Monreale, scritto da S.E.Vescovo di Cefalù, "dove si mette in rilievo l'abuso verificatosi da parte di comitati laici promotori di festeggiamenti religiosi, cioè senza alcuna norma civile e canonica di controllo delle offerte dei fedeli". "Si dispone  che il controllo delle offerte fatte per i festeggiamenti, siano effettuate dal Parroco o dal Cappellano del Santuario". Il Podestà di Monreale Di Salvo, corrisponde al Prefetto, dichiarando la sua adesione e di tenere in considerazione il disposto relativo alle raccolte in denaro controllate dalle autorità ecclesiastiche. Nel 1930 il programma per i festeggiamenti, venne proposto dal Comitato Esecutivo composto da: La Mantia Francesco, studente universitario; Cangemi Ing. Antonino, sindacato datori di lavoro agricolo; Bordonali Giovanni, studente universitario; Semilia Giovannio, sindacato commercianti; Leto Giuseppe, lavoratori agricoli; Gullo Pietro fu Andrea, un anziano appassionato; Damiani Alberto, capo manipolo milizia. Il Comitato d'Onore era così composto: Arcivescovo Eugenio Filippi, presidente; Principe di Baucina, commissario straordinario del fascio; Dott. Scimeca, Pretore; Renna Salvatore, commissario Prefettizio; Caseario Vincenzo, capitano CC. RR.



Verbale riunione Comitato festeggiamenti del SS. Crocifisso, anno 1930
FONTE ARCHIVIO STORICO COMUNALE


...

In occasione dei tre giorni di festa venivano concessi ai giostrai spazi pubblici in piazza Guglielmo II per collocare: una giostra onda marina, una con sedioline, tre giostre cavalline, quattro altalene, un circo equestre.
Era questa occasione che animava la Piazza con un via vai di bambini accompagnati dai genitori alle giostre che erano anche un modo di svago per gli adulti. Analogo divertimento era concesso in quei giorni di festa alle ragazze, già pronte per essere corteggiate e per mostrarsi a qualche giovane "voglioso di maritarsi". Solo ed esclusivamente per la festa del tre maggio, le donne uscivano da sole per la Piazza e per le vie del Corso, mostrando i loro abiti nuovi, acquistati per l'occasione. Era l'unica festa dove i mariti permettevano alle mogli di uscire da sole, ed esclusivamente per andare a "vedere" la messa del SS. Crocifisso nella Collegiata, anzi, era quasi un obbligo mettersi sotto la protezione "ri nostru Signuri", soprattutto per quelle donne in stato di gravidanza op per quelle che speravano di esserlo. Questa libertà poteva trovare spazio nelle prime ore del mattino e solo il 3 maggio. Le sere che procedevano la processione, le signore uscivano sotto braccio ai loro mariti, indossando vestiti eleganti e lunghi, e con molta severità coprivano alcune parti del corpo affinchè nessuno, amico o parente speranzoso, dovesse "metterci occhio" o godersi il "bel vedere".
Percorrendo la "strada grande" si potevano ammirare le colorate e ricolme bancarelle di: calia e simenza, minnulata, tirruni, zuccaru filatu, tetù e catalano. Sempre nei giorni 1 e 2 maggio, il Municipio autorizzava i commercianti a mettere "davanti la putia" i grossi e lunghi tavoli di legno  per esporre i loro prodotti.
I fornai mettevano in vista le diverse forme di pane con inciso un segno di croce e la scritta: "Viva il SS. Crocifisso" quasi ad indicare il segno del benedire chi lo mangiasse: ai carnezzieri era lasciata la libertà di "scannari u porcu no tavulazzu" per la bella vista dei passanti che venivano spinti all'acquisto.

Nella tavola di legno di forma ovale e lunga venivano posti i migliori "tocchi ri carni" ed accanto ad essi vbeniva posta la statuina del SS. Crocifisso, collocata apposta per essere salutata con un inchino e un segno di croce da tutti coloro che passavano davanti al negozio. Solo per tre giorni di festa era consentito l'uso della brace per arrostire la carne davanti il "fondaco" e negli spazi autorizzati.
Per onore della cronaca, stando alle carte dell'Archivio relative alle Guardie municipali, negli anni '40, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, si organizzò una "processione straordinaria" per le vie della Città e il simulacro fu trasportato dalla Collegiata percorrendo le vie del paese fino in Cattedrale. La processione fu voluta dal Rettore della Collegiata, can. Antonio Minà e il Commissario prefettizio Mario Lotta, al fine di ringraziare il SS. Crocifisso. La "varanni" era quasi tutta occupata da venditori ambulanti provenienti dai paesi limitrofi che con i loro carretti attaccati agli asini occupavano i lati della strada pubblicizzando la propria merce con richiami che per la loro musicalità somigliavano alle antiche nenie arabe. Con loro portavano anche gli strumenti di lavoro: le bilance, le stadere e altri strumenti indispensabili per le riparazioni. Alcune maestranze di Monreale sostavano invece nella piazza del Duomo come il bicirittista che affittava le biciclette a 10 lire l'ora; il cartiddaru che fabbricava le ceste lì sul posto con bacchette di salice e con canne spaccate; u scarparu che riparava le scarpe rotte e costruiva le nuove; u vardaru che costruiva e riparava "varda e sidduna" per i muli. Le prime erano usate per trasportare i carichi, le seconde erano selle adatte al trasporto delle persone; u scuparu che produceva e vendeva scope naturali ed infine u conzalemmi che riparava piatti e pentole rotte e ne vendeva di nuove.


Arti e mestieri tradizionali, L'Arrotino, Monreale 1975          
                                                                        
                                                                            
 Arti e Mestieri  tradizionali, Macellaio , Monreale 1960 
FONTE ARCHIVIO STORICO COMUNALE



Sempre dalla carte d'Archivio riguardanti la Polizia urbana e rurale, (per la memoria del lettore) vengono descritti i divieti ordinati dal Sindaco di Monreale ai cosidetti: "Addivina vintura", competenti "divinatori" (così erano definiti) che sotto generosa ricompensa, praticavano come una sorta di "magia", accompagnata come segno, da un fazzoletto annodato e la figura di un santo, spingendo i monrealesi (soprattutto donne) che ne richiedessero, il loro intervento a sfidare la fortuna e realizzare un sogno. Queste di solito erano donne che periodicamente provenivano dai paesi limitrofi, San Giuseppe, Camporeale e Partinico. il numero di queste donne nei giorni di festa aumentava, tanto da far disporre una ordinanza sindacale dietro insistenza, dei membri del Consiglio comunale.
Infine, intorno al 1950, dalle carte, si legge che il Municipio dava un contributo di lire trenta al "maestru rui nuvena" che nei primi tre giorni della festa, girava per i due quartieri di Monreale, San Vito e Turbe, per coloro che erano impossibilitati ad andare in chiesa, con un "chitarrinu" per cantare la novena al SS. crocifisso, in corrispondenza delle edicole votive.
L'Amministarzione comunale da circa 367 anni è coinvolta nella festa del SS.Crocifisso. Il 14 ottobre del 1974, il Commissario Regionale con deliberazione n. 658 ed integrazione n. 852 de4l 16 dicembre 1974, istituisce un "Comitato permanente"  per i festeggiamenti. La presidenza onoraria è riservata all'Arci-vescovo e al Sindaco.Vi è inoltre un presidente e un vicepresidente, quest'ultimo nominato dalla Giunta Municipale.
Il Comitato è formato da 20 componenti di cui quattro designati dagli Enti preposti e quattro designati dalla parrocchia e Santuario del SS. Crocifisso. Inoltre, fanno parte del comitato le diverse categorie di commercianti, imprenditori, artigiani ecc.
Dal 3 maggio 1979, con Decreto arcivescovile è stato istituito un nuovo Capitolo formato da 12 canonici onorari, per dare maggiore valore religioso  al culto del SS. Crocifisso.
Le considerazioni svolte in questo lavoro non possono nè vogliono essere un'analisi esaustiva di un fenomeno rituale festivo così complesso come la festa del SS. Crocifisso. Esse costituiscono alcuni "appunti" di una ricerca, su un campo di studi vastissimo e sul quale si potrebbe ancora lavorare. Appunti nei quali si è tentato di tracciare alcune linee di riflessione e alcuni nodi problematici da approfondire e interpretare.