giovedì 21 aprile 2011

VII - LE PROCLAMAZIONI a cura di Padre Salvatore Basilio Randazzo

LE PROCLAMAZIONI


Cultura colta e cultura popolare o qualche volta popolana si alternano in Monreale tra i componenti delle appartenenze elitarie del Cristo Pantocratore e del SS. Crocifisso: teologie complesse di culto e di qualifiche culturali evidentemente sublimati, ma chiaramente interpretate da soggetti di differenziata quantità e qualità.

L'educazione ai Misteri (mistagogia) ci potrebbe accompagnare a scoprire nelle dodici voci dei confrati del SS. Crocifisso i tanti contenuti, assai significativi che chiameremo: proclamazione.
L'educazione ai Misteri della Croce e del Crocifisso appartiene profondamente alla sicilianità tanto che la Settimana Santa è centrata nel Venerdì Santo che abbiamo sintetizzato: il tutto di tutti in Sicilia.
L'etimasia vissuta per tutte le componenti esistenziali-storiche ci induce ad interpretare le dodici voci, assai persuasive

  • E che bedda sta jurnata! U Signuri è pi la strata! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. La teologia della bellezza apre sempre ogni prospettiva di mediterraneità e di sicilianità. La giornata bella porta il Cristo in strada e tale evento di grazia per ogni invocazione si completa in paternità amorosa. Bellezza e amore danzano i ritmi del Mistero e contemplano le suggestioni esistenziali di una spiritualità sempre più elettiva, mai silenziosa in Sicilia dai contemplanti ma piuttosto chiassosa per quelli che devono essere gli ivitanti.
  • Cincu chiai, cincu rosi aruramuli: Iddu li vosi! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. Le cinque piaghe del Crocifisso transignificate in rose, ricordano la simbologia della stessa rosa icona e immagine cristiana che diviene coppa per raccogliere il sangue di Cristo come simbolo delle sue piaghe. Rugiada celeste della crocifissione sottolinea la rosa mistica delle litanie cristiane e l'immagine dell'anima che ne riceve l'impronta. Simbolo di pazienza e di spiritualità, la rosa è anche simbolo di resurrezione e di immortalità.
  • E che beddu stu Crucifissu fa li grazie sempre spissu! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. La teologia della bellezza si trasforma addirittura in efficienza di grazie, date sempre e spesso ricapitolando ricchezza di previsioni e meraviglie sperate e ricevute. La comunicazione, a questo punto diviene comunione, non soltanto di persone o tra persone ma comunione di luogo e di tempo, sempre espresso. Nel linguaggio mistagogico il tempo rappresenta la spinta all'aldilà dell'eterno, ma molto legato allo spazio, divenuto in questo caso grande evento di grazie.
  • Chi fu beddu pi la strata! Nostru Patri torna à so casa! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. La processione stessa è teologia della bellezza, dimostrata in strada e nel ritorno a casa. Il viaggio riassume l'incontro con tutti e la donazione di ciò che manca per supplenza di elargizioni nel superamento di ogni ostacolo. Il cammino del Crocifisso, in strada, è benedizione della terra madre, che ricerca l'indefinito effettuato dal Crocifisso che ne transignifica la strada santificandola con tutti coloro che la usano per spingersi alla ricerca affannosa di ciò che vorrebbero possedere e immediatamente ottengono. Il Padre che torna a casa sua fa ricordare che il tempio richiama quella propria chiesa o casa dedita al culto della salvezza a mai ad altri eterogenei moduli di errori umani, mai graditi al Dio crocifisso umanizzato per la completa salvezza vera sua casa e cosa data dagli altri. La bellezza invade anche la quantità dei fiori limitati ad immaginario numero di quattro, cioè al quel poco che si estende alla desiderata immensità.
  • Chi su beddi sti quattro ciuri pirdunatici, Signori! Grazia Patruzzu Amurusu! Intanto, altra voce richiama la teologia del perdono che vuole inserirsi nella complessità delle colpe, tanto che le offerte di tanti fiori animano d'amore il passaggio del Crocifisso assolvente. 
  • Grazia all'arma e ù pirdunu ri piccati! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. Il passaggio della realtà ammirata con bellezza cambia metodo e subentra, con chiarezza opportuna la richiesta della grazia a favore dell'anima nello specifico perdono dei peccati. Perdono e grazia si coniugano insieme per nuovi approdi di certezza. La paternità amorevole " Patruzzu Amurusu ", diviene giaculatoria costante, fortemente gridata da tutta la folla, carica verso un Dio crocifisso che rende la Santa Croce bella, adorabile, certamente assolvente.
  • E che bedda sta Santa Cruci aruramula tutti a na vuci! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. La richiesta del perdono concilia cielo e terra ed una sola voce proveniente da tutti e richiesta da ciascuno coinvolge e sconvolge tutte le riserve dell'anima. Il Cristo, diviene croce assolvente nel ricordo della simbologia fattiva delle rose, le quali ritornano al segno simbolico della coppa, piena di quel sangue che redime, ricompra cioè ogni peccato umano per amore di volontà.
  • Chi su beddi sti quattro rosi Nostru Patri cà ni vosi! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. Il ritornello della bellezza non vuole specificare soltanto la cultura del bello ma qualificare la teologia della bellezza: motivo ripetuto da quell'autore colmo di sicilianità mediterranea e assai vicino, inoltre, ai riti bizantini, e a quel vicinato di quanti possiedono la terra monrealese a loro offerta dall'Arcivescovo di Monreale, contagiandosi di bellezza orientale e carità universale.
  • E che bedda sta jurnata Nostru Patri fa a so strata! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. Il Crocifisso-Paternità, costante di ogni voce è gridato nella giornata nella quale il Cristo si muove facendo il cammino della sua strada.
  • Nostru Patri! Binirici a campagna! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. Anche il ruolo agricolo è ricordato dalla folla per quella campagna già fertilizzata nei primi giorni di maggio e si completa nel suo stesso compito di essere splendida in onore del Crocifisso. Il ricordo delle spighe completa la visione della sacra testa del Crocifisso che incoronata di spine.
  • Binirici i malati! Grazia Patruzzu Amurusu! Grazia. La malattia, a questo punto finale delle voci non si limita alla corporeità ma si completa nella spiritualità. I confrati chiedono la pienezza della salute fisica e spirituale che si chiamerà salvezza. Esemplare mistagogo l'autore di queste voci, ha saputo proclamare il migliore canto della teologia popolare assai completa e spontanea, assai satura di santità non più crocifissa ma immensamente risorta.
Padre Salvatore Basilio Randazzo

e.g./r.m.